Battaglia

Chiesa di Santa Maria della Stella (Parrocchiale)

La chiesa parrocchiale di Santa Maria della Stella in Battaglia è di origine medievale,   nacque sulle rovine dell’antico convento Basiliano di San Sabino. La parrocchia fu di rito greco e, con passaggio al rito latino intorno al 1300 cambiò titolo e fu dedicata a Santa Maria della Stella. La prima ricostruzione di cui si ha traccia risale al 1450, al tempo in cui a Policastro il vescovo fu mons. Carlo Fellapane.

Il campanile aveva due campane di due e tre cantara, fatte costruire per devozione da Laura Mazzara. Nel 1751 tutto l’edificio, come si legge dalla lapide di pietra apposta sul portale della facciata principale fu restaurato per opera di Domenico Pugliese e del Comune:

“D.CUS PUGLIESE FIERI F. TOTUM HOC OPUS LAPIDEUM ET MUROS
AD EXPENSAS UNIVERSITATIS CAA. SS. ROSARII ET S.M. GRATIAE A.M. VERARDO SARLI A.D. 1751”

Nel 1872 il parroco don Giovanni Bruno, per la visita pastorale di mons. Giuseppe Cione, relazionava che  l’edificio era di forma rettangolare, con struttura semplice, con pochi affeschi  all’interno, sita fra la piazza antistante e il palazzo di mons. Luigi Bruno, vescovo di Mandaura, Ruvo e Bitonto. Vi erano nove altari: SS. Sacramento, Madonna del Carmine, S. Michele, S. Lorenzo, La Pietà, Il Purgatorio, San Giuseppe, Santa Filomena, e della Madonna delle Grazie. Sotto il pavimento della chiesa si trovavano undici sepolture, anche  il cimitero era collocato nella cappella di San Rocco.

Il campanile, alto 120 palmi, era in condizioni precarie. Al suo interno venivano conservate  le reliquie di S. Antonio, S. Vito, S. Rocco, S. Filomena e S. Sofia. A seguito del terremoto del 1857. L’edificio subì gravi danni tanto da portare al suo abbandono. Le funzioni religiose furono celebrate nella cappella di S. Antonio, che ampliata fu trasformata in Chiesa. Negli anni 1926 – 1928, il parroco don Giovanni Suriano la rimise a nuovo, la spesa fu di lire 96.523,75 che furono raccolti in paese e con l’aiuto degli emigrati in America. Giuseppe Giudice fu Domenico, fece costruire l’altare maggiore nel 1928, mentre il pavimento  fu costruito a spese della famiglia Gallotti nel 1930. Nel 1935, come si legge dalla relazione della visita pastorale, di mons. Francesco Cammarota, mancavano altre opere per il completamento della chiesa: il pulpito, gli altarini, la balaustra  e l’organo.

Chiesa di Santa Maria delle Grazie

La chiesa è  l’unico edificio che resta dell’antico convento francescano dei frati Minori Osservanti. Il convento restò attivo fino a metà dell’1800. I monaci, infatti, avevano un ruolo importante anche nei paesi limitrofi;  svolgevano una funzione educativa e di  affiancamento  ai  parroci delle comunità di Battaglia, Casaletto, Tortorella, Torraca e Sapri.

Il monastero era composto di due piani con trenta vani; di cui diciassette al piano superiore comprese le celle dei frati, dieci al piano terra, adibiti a cucina, stanza dei forni, refettorio etc.  Nel sottostante piano interrato vi erano altri tre vani utilizzati  per cantina, legnaia e stalla. Al centro del fabbricato c’era un piccolo chiostro di forma quadrata da dove si aprivano  le porte delle stanze di quel piano. Sulle mura delle stanze del piano terra  erano dipinte effigi  di Santi. La chiesa era situata alla sinistra del monastero, verso la parte settentrionale.  Con un piccolo campanile. presenta  una sola navata dove ci sono 5 altari: quello maggiore dedicato a S. Maria delle Grazie, ed altri 4 dedicati a S Francesco, S. Rosa, S. Maria degli Angeli e  S. Antonio da Padova. Il coro è situato sulla porta d’ingresso mentre la sacrestia nel lato sinistro.  Il Convento, oltre ai terreni circostanti,  era proprietario anche di  due immobili a Sapri, una  casa e un uliveto.

Il primo tentativo di soppressione avvenne  nel 1809,  riaperto poi nel 1818. Il  secondo,  quello definitivo, si concretizzò  dopo l’unità  d’Italia nel 1866, diventando patrimonio dello Stato. Le suppellettili con l’argenteria furono dati al vescovo di Policastro,  libri della biblioteca furono donati al seminario di Novi Velia. La chiesa rimase aperta al culto ed affidata al parroco di Santa Maria della Stella di Battaglia, mentre gli altri beni immobili furono venduti all’asta dall’Ufficio del Registro di Vibonati.

L’intero edificio con i terreni annessi fu acquistato dalla famiglia Laguardia, la quale lo abitò fino agli anni ’40 del secolo scorso. Negli anni sessanta, nel ristrutturare la chiesa,  il parroco dell’epoca, don Giovanni Jantorno fece demolire le mura cadenti, creando l’attuale piazzetta laterale alla chiesa. Qui, il 2 Luglio di ogni anno, si celebra la festa  della Madonna delle Grazie.

Chiesa di Sant’Antonio di Padova

Fu fondata come sede della stessa confraternita  con una bolla di mons. Gabriele Altilio, vescovo di Policastro, il 15 gennaio 1501, il quale accolse il voto fatto in seguito alla peste del 1458, dai signori Bernardino Rizzo, Pietro Tancredi, Nicola Rizzo, Giacomo e Francesco Cartolano, Bernardino Novellino, Nicola, Guglielmo e Angelo Mazario, Guglielmo e Nicola Prazzo.

La chiesa,  subì gravi danni con il terremoto del 1857, dopo il quale fu restaurata ed ampliata.  Nel 1877, al termine dei lavori fu riaperta con la benedizione di mons. Giuseppe Maria Cione, vescovo di Policastro. Lo stile della chiesa è corinzio. Nell’abside si trova il dipinto di Sant’Antonio. Gli altari laterali sono dedicati a San Vito e San Lazzaro, la chiesa è dotata anche di un coro ligneo dell’ottocento. Qui vengono celebrate in particolare le feste in onore di Sant’Antonio, (13 giugno) e quella di San Lazzaro (seconda domenica di luglio).