Santuario di Santa Maria dei Martiri

La tradizione orale, narra la leggenda di una pastorella che conduceva ogni mattina le mucche al pascolo. Il luogo era un bosco di elci, intervallato da piccole radure, dove gli animali trovavano il loro nutrimento. Un giorno la ragazza si accorse  che una giovenca si allontanava dagli altri animali, per scomparire in mezzo agli alberi più fitti. Incuriosita la seguì e la trovò a bere in una  pozza d’acqua. Si era appena ripresa dalla gradita sorpresa, quando girandosi, vide la presenza di una celestiale Signora. In quel luogo ed intorno alla pozza d’acqua, fu costruita una chiesa. All’origine di queste leggende ci sono sempre giustificazioni storiche e antropologiche.

Il Santuario di “Santa Maria ad Martyres” del Monte Castello fu un antico cenobio basiliano, fondato dai monaci di rito greco prima dell’anno mille. Le prime notizie documentate del cenobio risalgono al 24 dicembre 1306, quando fu compilato un elenco di beni arrivato sino ai nostri giorni: “La Platea dei beni dell’Abbazia Santa Maria dei Martiri”.

Fu abitato da monaci e conversi fino ai primi decenni del XVII secolo. Dalle descrizioni fatte nelle visite pastorali leggiamo che le celle erano situate nella navata sinistra della cappella, compresa l’attuale sagrestia. La cappella era costituita dalla sola navata centrale, mentre quella di destra fu edificata alla fine dell’ottocento.

Tra le tante notizie contenute nel “libro delle Ciappe”, conservato nell’archivio parrocchiale, al 12 ottobre 1653, si legge anche: “In detta Chiesa il Clero tiene il jus antico di celebrare la Messa solennemente nel giorno suo il 13 di maggio“.

Durante il XVII secolo, il cenobio fu soppresso e rimase una cappella della parrocchia di San Nicola di Bari di Casaletto che continuò la tradizione della festa del 13 maggio. Il 25 giugno 1778 il vescovo di Policastro, mons. Andrea De Robertis, vescovo, con apposita bolla trasformò il cenobio  in Santuario sottraendo ai parroci di Casaletto  la gestione della cappella e dei beni immobili, i quali furono affidati direttamente al canonico teologo della Cattedrale di Policastro.

Con l’avvento dell’ Unità d’Italia, insieme a tutti i  beni ecclesiastici anche quelli dell’antico cenobio di Casaletto, divennero beni dello Stato. Il Santuario fu gestito direttamente dalla Curia Vescovile  fino al 1895, quando mons. Giuseppe Cione autorizzò il clero di Casaletto a svolgere le funzioni liturgiche nella cappella, dividendo i proventi in parti uguali con la prebenda teologale, riservando al Teologo la proprietà rimanente e il titolo di Abate di Santa Maria ad Martyres”.

Nel secolo scorso, alla tradizionale festa del 13 maggio, ne furono aggiunte altre due: la prima l’8 settembre del 1943 e la seconda il 15 agosto del 1975.

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