Casaletto Spartano

La Chiesa di San Nicola di Bari

Come si evince dall’archivio parrocchiale, la chiesa di Casaletto fu consacrata  dal vescovo di Policastro Giovanni III nel 1177. Tale data è ricordata in una lapide murata nella navata destra della chiesa e da una medaglia commemorativa in piombo conservata nell’archivio parrocchiale.

Dai verbali redatti in occasione delle visite pastorali si  legge che il 23 settembre 1597 il Vescovo di Policastro, mons. Filippo Spinelli, si reco in visita pastorale «ad terram Casaletti». Qui trovò la Chiesa in buono stato; aveva un campanile romanico con due campane, e gli altari del Corpo di Cristo, della Coena Domini, e del l’Annunciazione. Stessa cosa fece mons. Francesco Pantuliano nel 1765.

In occasione della visita pastorale del 1872 di mons. Giuseppe Maria Cione, l’arciprete don Nicola Polito De Rosa  scriveva: “La Chiesa di S. Nicola avente  una “forma rettangolare, con struttura semplicissima, poco solida, fatta a calce e a pietre, con una lunghezza di 72 palmi, per 42 di larghezza, contigua a levante e a settentrione con la via pubblica, a occidente e a mezzodì con la Piazza”. All’epoca aveva nove altari: Sacro Cuore, Sacramento, S. Rosario, S. Maria delle Grazie, Immacolata, S. Francesco d’Assisi, S. Nicola, S. Antonio, S. Filomena, e anche  un buon organo. Sotto la Chiesa erano presenti, in mancanza del cimitero, le sepolture per i fedeli, i fanciulli, i sacerdoti, e tre sepolture gentilizie. Il campanile alto 80 palmi, con guglia e finestre ogive, aveva tre campane che il sindaco faceva suonare  anche nelle feste civili. In sacrestia oltre agli arredi sacri erano conservate le reliquie di alcuni Santi, come quelle del primo seicento autenticate dai vescovi protempore. Purtroppo però, il terremoto del 16 dicembre 1857 danneggiò gravemente il fabbricat;  l’incuria sopraggiunta negli anni successivi, portò il Prefetto si Salerno alla fine del 1800, a decretarne la demolizione.

La fede e la volontà di ricostruzione da parte del popolo di Casaletto e il grande impegno dell’arciprete don Antonio Polito de Rosa (1855-1914), diedero il via ai lavori del nuovo edificio, su progetto dell’ingegner Felice Landi.

Il preventivo della ricostruzione della Chiesa e del campanile fu di circa lire 15.000, ma col passare degli anni e con l’inflazione questa cifra aumento notevolmente, fino ad arrivare alla somma di lire 50.000 (escluso il campanile) nel 1903. All’inizio la somma prevista fu così coperta: il comune promise lire 2.500 alcuni benefattori locali offrirono lire 4.000 in paese furono raccolti lire 2.400  mentre altre 2500 furono inviate dalla comunità casalettana del Brasile; lire 2.500 furono donate dall’Arciprete Canonico Antonio Polito De Rosa, il quale s’impegnò a titolo personale ad aggiungere la differenza, tanto che fu costretto a vendere addirittura beni di famiglia.

I lavori della Chiesa furono eseguiti da tutta la popolazione che partecipò dedicando energie e forza lavoro, offrendo il tempo libero della domenica per il trasporto del materiale. Pietre e calce furono recuperate dalle improvvisate cave in località San Bernardino. La sabbia, con gran sacrificio, venne prelevata dal fiume e dalla località “Chiaggiola” trasportata in “cofani” dalle ragazze dell’epoca.

Nel 1911 Antonio Venditti di Cava De’ Tirreni costrui l’organo a canne, sistemato sulla cantoria all’ingresso principale della Chiesa. Gli altari laterali della Madonna dei Martiri e di S. Rocco insieme  alla balaustra furono offerti da Francesco Falce, Francesco Falce fu Felice e Pietro Falce emigrati in Brasile. Il campanile invece fu ricostruito nel 1928.

Nel corso del secolo scorso la chiesa è stata sottoposta a diversi restauri. Negli anni ’30 furono istallate le catene in ferro per mantenere uniti gli archi lesionati. Nel 1957 per rifare  la facciata fu demolita la cantoria, e rifatto il pavimento e tinteggiatura. Negli anni ’60 fu ripristinato l’organo collocandolo dietro l’altare maggiore e acquistati nuovi banchi. In seguito ai due terremoti del 23 novembre 1980 e 21 marzo 1982 la chiesa subì notevoli danni tanto di risultare inagibile al culto.

Con i lavori realizzati negli anni ’90 il fabbricato fu consolidato e riaperto al culto. Attualmente la chiesa ha tre navate, abside e sacrestia retrostante, conserva gli altari, le volte e gli stucchi col bianco a cartoccio e fogliami originali del 1903.

Cappella di San Giovanni Battista

La cappella di San Giovanni è il più antico edificio religioso di Casaletto perché sul frontone della porta ha l’iscrizione A.D.  J  801. Di questa longeva età ci dà conferma anche  don Francesco Scotellaro Arciprete di San Nicola di Bari ,nel 1653  che annota sul “Libro delle Ciappe” : “A memoria futura che questa cappella della quale è rettore don Francesco Amato, è antica più di ogni altra cappella” (di Casaletto). Lo stesso arciprete dice che: “ La cappella di San Giovanni Battista, uno dei protettori di questa patria, stà vicino alla chiesa in piazza e che in essa si celebra una messa la settimana pro defunti benefattori”. Se venissero sotterrati lì anche i defunti benefattori non lo sappiamo, comunque al di sotto vi è un vano con copertura a lamia.

Con atto del notaio Nicola Calabria di Canfora nel 1466, i fratelli Giò Nicola e Giovanni Polito amministratori della confraternita, fondarono l’ospedale per i  poveri vicino la cappella.  Nel 1860 da una nota si rileva che Paolo Iudici, priore della confraternita fu detentore della cassetta “trichiave” in cui veniva custodita   la documentazione della confraternita.

L’ultimo cappellano fu don Francesco Petrosino sino agli anni ’60 del secolo scorso. La confraternita possedeva molti  beni immobili, in parte venduti per finanziare la ricostruzione del campanile.

Nel secolo scorso la messa si celebrava solo nei giorni di festa di San Giovanni, (24 giugno e 29 agosto). Nel resto dell’anno invece si utilizzava  come sala di supporto alla chiesa parrocchiale; da  aula per il catechismo,  aula scolastica negli anno ’20, nel dopoguerra è stata anche un’abitazione per una famiglia sfollata di Sapri . Per un periodo di tempo era diventata il deposito della chiesa.

Negli anni ’70 il parroco don Pietro Greco la utilizzò come sala parrocchiale ruolo che tutt’ora svolge.

Cappella di San Rocco

Da alcuni appunti del “Libro delle Ciappe” l’Arciprete don Francesco Scotellaro nel 1653: scriveva: “La Cappella di San Rocco, uno dei protettori della patria, stà fondata alla croce via delle Rocche et alla via che va al Giauno. Né è il quadro del Santo ed evidenti miracoli che fa in tempo della  peste quando insorge in questa povera terra. Il clero possiede detta chiesa e ne canta le vespre et processione e messa cantata il giorno suo sedici di agosto. A detta cappella si fa anche la festa di Sant’Antonio di Vienna il 17 gennaio ….”

L’arciprete don Cono La Falce in occasione della visita pastorale del 1845 scriveva: “ La cappella di San Rocco extra monia fu fondata ab antiquo dalla popolazione in capo la Terra con Reliquia inique, e perché mancante di dote, il popolo intero con autentico parlamento, assegna una difesa, che tutto pacificamente possiede, innalzata sulla cappella col titolo di “Rocche” il 16 luglio 1666 percependone ducati quattro di rendita annuale più una casa col contiguo campo di olive a S. Antonio …  “.

Ristrutturata nei primi anni del 2000, ha ospitato la statua di San Pio da Pietrelcina fino al 2017.

Cappella di San Bernardino

La cappella sita in località San Bernardino dedicata a San Luigi Gonzaga,  insieme a quella di Via Selice, dedicata al Sacro Cuore, quella di Caravo dedicata alla Madonna delle Grazie, e a quella di Caselle in Pittari dedicata a Sant’Anna erano di proprietà del “Pio Monte de’ Polito”.

Fondato nel 1529 da Orazio Polito che, fatta professione di frate cappuccino in Santa Maria degli Angeli di Lagonegro, prese il nome di frà Basile. Il pio Monte de Polito era un insieme dei suoi beni, una rendita che serviva per far studiare e sostenere tutte le persone della famiglia Polito che si avvicinavano al sacerdozio. L’atto di donazione da parte di Orazio Polito fu redatto prima che lo stesso vestisse gli abiti religiosi.  Morì nel monastero di Perdifumo”.

La cappella di San Luigi di località San Bernardino fu restaurata  agli inizi del duemila.